Le due parti che compongono l’amore
Due sono le forze che compongono l’amore e gli conferiscono consistenza e valore.
La prima rappresenta la forza incondizionata, i suoi moti sono l’accoglienza, la cura, la morbidezza, la dolcezza e la gentilezza.
Qui c’è spazio per l’altro sempre e comunque, l’accettazione non pone condizioni e fluisce indipendentemente dalle stato in cui si trova l’oggetto d’amore.
E’ l’amore che non è soggetto ad accadimenti esterni, non occorre che l’amato sia come vorremmo, il suo lato ombra trova sempre accoglienza. Questa visione però sarebbe incompleta e potrebbe sfociare in una concezione. romantico-sentimentale priva di consistenza se non parlassimo dell’altra parte che lo compone.
L’altra forza dell’amore è quella parte che pone condizioni, è forza vigorosa, guida, autorità, sostegno, ordine e concretezza. Dà norme e regole, dona forza e protezione a chi è amato, utilizzando la chiarezza, la determinazione e la fermezza come strumenti principali per riuscirci.
Crea ordine e struttura attorno a sé come la pioggia: anche se a volte è sgradita, bagna la terra e le permette di portare a maturazione i suoi frutti.
Occorre che entrambe queste forze siano presenti, soltanto la sinergia tra le due parti può rivelare l’amore per ciò che realmente è, ossia uno stato di completezza e di forza travolgente.
Abbiamo bisogno di percepire in ogni moto affettivo sia la carica femminile che quella maschile per non avvertire un amore malato.
L’amore per se stessi
Dal nostro profondo non può fluire nulla di armonioso se non abbiamo accettazione e amore per noi stessi. Le relazioni che abbiamo con le cose del mondo dipendono dalla relazione che abbiamo con noi.
E’ per questo indispensabile un grande rispetto, tanta gratitudine per il nostro corpo e la nostra mente, per divenire un insieme armonioso che coinvolge emozioni e spiritualità.
Diversi sono i fattori in gioco nel creare un buon rapporto intimo ma un ruolo determinante lo riveste la soddisfazione di alcune esigenze fondamentali dell’uomo.
Molto dipende dalla qualità di protezione, sicurezza, contatto fisico, attenzione, partecipazione, accettazione, sostegno che abbiamo ricevuto nei primi anni di vita.
Se il bambino non ha avuto uno specchio, una cassa di risonanza dove vedere riconosciuta la propria validità come essere umano dotato di pensieri e sentimenti, la sfera mentale-emotiva e a volte anche la crescita fisica vengono compromessi.
Dalla quantità e soprattutto dalla qualità dell’amore con il quale siamo stati nutriti nei primi anni di vita dipende l’accettazione, la fiducia, la stima che nutriamo per noi nel profondo.
Amarsi davvero e profondamente porta una tale ondata di buoni e forti sentimenti, una condizione tale che investono tutta la nostra vita.
L’amore è dell’adulto
Spesso ci si illude di amare tantissimo, se non addirittura troppo, senza rendersi conto che solo un livello di qualità corrisponde all’amore.
Non possiamo accedere all’amore se non si è riusciti ad uscire dal ruolo del bambino che è in stato di dipendenza, che sottostà alle aspettative altrui ed è colmo di aspettative nei confronti degli altri e del mondo.
Il piccolo, e includiamo anche e soprattutto le persone in età che sono ancora in questa situazione, conosce soltanto l’amore cieco basato unicamente sui bisogni personali e sulle proiezioni infantili.
L’adulto non cresciuto ha bisogno di dipendere dall’altro, cerca di perdersi nell’altro e quello che gli viene dato non sarà mai sufficiente per colmare i vuoti emotivi, le carenze affettive.
Spesso si è convinti di essere in un rapporto d’amore con la A maiuscola mentre si è solo persi in se stessi, soddisfacendo le proprie esigenze senza neanche vedere l’altro per quello che è.
L’amore si impara da grandi, è qualcosa al quale tendere coscienti dell’armonia che occorre possedere al proprio interno per riuscire ad avvicinarcisi.
E’ un viaggio lungo ma meraviglioso che richiede impegno e responsabilità, che comporta spesso anche un viaggio in noi stessi, nel nostro vissuto e che dona una qualità superiore al nostro vivere.
L’amore come unione
Molte discipline, e sempre più spesso anche le mediche, considerano l’uomo composto non dal solo fisico, ma hanno di lui una visione molto più ampia.
L’uomo è un micro-cosmo formato da un ricco e profondo Sé Individuale che come un sole irradia i suoi pensieri, le sue emozioni e il suo corpo rendendolo unico e meraviglioso.
La connessione con il Sé permette di raggiungere il Sé Universale, il macro-cosmo dove la luce irradia tutta la vita.
In questa visione l’uomo può riuscire a raggiungere un’unione con il creato e, in questa dimensione di espansione, sperimentare l’amore per se’, per gli altri e per tutto quello che è vivente.
Per rafforzare questo concetto vorrei riportare questa riflessione-preghiera dell’artista argentino Alejandro Jodorowsky.
Io sono immortale semplicemente perché la morte è solo un concetto. Niente scompare, tutto cambia. Se accetto le mie incessanti trasformazioni, entro nell’eternità. Io sono infinito perché il mio corpo, polena dell’universo, non finisce con la mia pelle: si estende senza confini.
Io so tutto perché non sono soltanto il mio intelletto ma anche il mio inconscio, costituito dall’energia oscura che sostiene i mondi, io non sono soltanto le dieci cellule cerebrali che adopero quotidianamente, sono anche i milioni di neuroni che compongono il mio cervello.
Sono onnipotente quando smetto dì ripiegarmi su me stesso come individuo e mi identifico con l’umanità intera. Sono onnipotente perché, insieme a tutti gli esseri, faccio parte dell’unità: quello che succede nel luogo più remoto succede a me.
Sono increato perché prima dì essere un organismo sono stato materia ignea, antimateria, energia, vacuità. La mia carne è costituita da residui dì stelle che hanno milioni dì anni.
Sto nel cielo perché la mia terra è una nave che solca un universo che a sua volta attraversa innumerevoli altre dimensioni.
Sono perfetto perché ho domato i miei ego facendo in modo che sì unissero alla perfezione del cosmo.
Io sono tutto perché sono contemporaneamente io e gli altri.
Anche lo scienziato Albert Einstein pur partendo da posizioni diverse, giunge al un importante concetto di unione e qui riporto una sua affermazione.
Ogni essere umano è parte di un tutto chiamato Universo. Egli sperimenta i suoi pensieri e i sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una specie di prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l’allargamento del nostro circolo di conoscenza e comprensione, sino ad includere tutte le creature viventi e l’interezza della natura nella sua bellezza.